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San Blas

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Panamà
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martedì 11 novembre 2008

Speciale uscita su IBS

In occasione dell'uscita del libro all'interno di una dell più importanti librerie on-line voglio regalare a tutti la lettura del primo capitolo del libro:

Che ci faccio qui?


C’è sempre molto da dire e da fare nella vita, tanto che non sappiamo mai quand’è il momento giusto per farlo. A volte ci sembra di avere in mano la verità assoluta, e un istante dopo pensiamo che quella verità sia solo la più grossa delle sciocchezze.
Avrei desiderato iniziare questo libro tanto tempo fa, forse ancora prima di nascere, e allo stesso tempo ho la sensazione che sia presto per farlo. L’impressione che domani potrebbe essere un giorno buono per vivere un’emozione nuova. Un’emozione che arricchisca queste pagine, un’esperienza che getti ulteriore colore tra le righe del libro, che regali un motivo in più perché anche questa volta al termine dell’opera quella verità assoluta non si trasformi in sciocchezza.
La verità è che l’essere umano è in continua metamorfosi, forse perché il nostro corpo è formato per la maggior parte di acqua, e l’acqua si sa ha molte forme, veniamo plasmati dal mondo che ci circonda. Gli eventi ci cambiano, ci formano, a volte sembra non lascino tracce, ma noi sappiamo invece che dentro un segno resta.
L’acqua parte dal mare, si trasforma in vapore e salendo al cielo diventa nuvole, poi cade: ora violenta e scrosciante, ora bisbigliante e fine, ora come silenziosa e candida neve. Ritorna acqua. Che sia nello stesso mare, nei fiumi o in un’effimera pozzanghera è di nuovo apparentemente semplice acqua allo stato liquido. Quelle gocce sono solo all’apparenza le stesse che hanno iniziato il viaggio, in realtà con il loro nuovo bagaglio d’esperienza sono pronte per un nuovo ciclo, per un altro viaggio.
Se guardiamo un lago non distinguiamo le gocce, proprio come di una grande folla fatichiamo a distinguerne i volti che la compongono, ma ognuno è lì, porta la sua storia, pronto a condividerla ed a viverne altre. Per questo credo che ogni giorno sia buono per raccontare la propria, perché là fuori c’è qualcuno che ha qualcosa da offrire a noi, ma allo stesso c’è qualcun altro che può arricchirsi con quello che noi abbiamo da offrire a lui.
Il viaggio diventa quindi la perfetta metafora di questa continua metamorfosi che è la vita. Rappresentiamo infatti spesso la vita come una strada da percorrere, un cammino la cui certezza l’abbiamo solo nell’incognita della sua fine. Allo stesso modo il viaggio, la cui motivazione inizialmente ci appare come la meta da raggiungere, si trasforma strada facendo nella ragione stessa del nostro incedere.
Le indagini storiche ci dicono che l’umanità ha abbandonato il nomadismo per le società stanziali da soli 10.000 anni, che lo sia diventata per necessità o che invece fosse quello nomade lo stato di necessità non ci è dato saperlo. Certo possiamo dire che 10.000 anni non sono che una goccia nell’oceano del mare magno evolutivo, da questo potremmo tranquillamente affermare che siamo viaggiatori dalla nascita.
Nonostante la società sedentaria abbia favorito l’aggregazione, il miglioramento delle condizioni di vita e quindi l’evoluzione tecnologica della società umana, possiamo dire che l’irrequietezza e l’istinto di migrazione non si sia mai spento nell’essere umano; ha nel migliore dei casi mutato solamente la sua forma.
Viaggiare e vivere quindi, come due rette parallele che si incontrano però sui meridiani dell’asse terrestre. Due inscindibili stati dell’essere umano; forse lo stesso.
Questo libro ha la sola presunzione di raccontare la mia esperienza di vita e di viaggio fatta sino ad ora, di raccontare un percorso attraverso il quale lentamente l’istinto di scoperta e la semplice voglia di misurarmi con me stesso sono diventati qualcosa di più profondo. Si sono trasformati nella consapevolezza che quell’istinto di andare per il mondo si è spinto oltre a ciò che inizialmente poteva essere considerato come turismo anticonformista, è andato al di là della semplice voglia di esplorazione e di conquista. Oltre a quello che poteva essere considerato un riflesso da avventuriero.
Quell’istinto è andato al di là del muro, il muro oltre il quale ha inizio la coscienza. Dove il viaggio diventa prima di tutto occasione e processo di cambiamento mentale, diventa oggetto di stravolgimenti interiori. È un processo attraverso il quale ci rendiamo conto che quanto più superiamo fatiche e ostacoli tanto più ci sentiamo parte delle nostre conquiste.
Ho mordicchiato qua e là quattro dei cinque continenti e non posso certo ritenermi un conoscitore del mondo, sicuramente non basterebbe una vita per esserlo, eppure proprio per questo, per questa mia esperienza da persona comune, mi sento di potervi accompagnare attraverso la mia esperienza. Mi sento di poter dare quella pacca sul sedere che serve a chi sta sull’uscio di casa con la valigia in mano ad annusare l’aria ma non ha il coraggio di fare il primo passo. Mi sento di poter condividere le mie immagini con chi come me un po’ di polvere l’ha già messa sotto i denti e soprattutto ho il sogno di dare occhi a chi non vedrà mai con i suoi le strade che ho calpestato.
Perché è vero che se un grande viaggio può diventare un libro è altrettanto vero che un libro ci può dare la sensazione di un grande viaggio. Un viaggio fatto con il nostro sguardo attraverso gli occhi di qualcun altro.
Non ci sembra forse di sentire il profumo d’oriente quando ci lasciamo raccontare l’Asia da T. Terzani con quel suo modo unico di scovarne gli aspetti più autentici, e non abbiamo forse l’impressione di essere oppressi dal caldo torrido ed abbagliati in un istante dall’alba, nell’Africa che schizza tra le pagine di Ebano di R. Kapuscinski? Non ci sentiamo anche noi sulle tracce di un aborigeno australiano e dei suoi sogni attraverso Le vie dei canti insieme a B. Chatwin?
Non me ne vogliano per l’ardito confronto, dall’alto dei loro indelebili scritti, i mostri sacri del racconto di viaggio del XX secolo, consolazione di notti insonni e, con le loro pagine, inseparabili compagni di viaggio per le polverose vie del mondo. Ma spero che, dopo questa premessa, abbiate voglia anche voi di seguirmi su terra, acqua e aria.
Vi porterò a spasso per qualche via d’Europa, poi ci lasceremo investire dalla calda aria africana scendendo giù lentamente verso le brulle isole di Capo Verde, voleremo insieme verso gli aridi altopiani del Messico con le sue misteriose piramidi. Ci perderemo nelle verdi foreste del Chiapas per ritrovarci mescolati nei colori del Guatemala tra i suoi maestosi vulcani. Alla ricerca dell’isola che non c’è vi farò navigare a vista tra l’indomabile natura di Panama, nei suoi parchi e alla scoperta delle sue tribù, tra la pulsante capitale e la pace dei suoi arcipelaghi nel blu cobalto. Se vorrete stare ancora con me vi porterò nella magia dell’Isla Grande dove è ancora possibile, dopo una serata spesa a parlare con un cubano, salire su di una Cadillac anni ’50 e scivolare nella notte dell’Avana respirandone l’inconfondibile odore. Sarà solo allora che comincerete a capire che non si tratta più solo di un bel gioco a cui sperate di poter essere invitati ancora a lungo. In quell’isola stregata comincerete a capire che a tenervi svegli la notte non è più solo la voglia di esotico e di evasione, ma è qualcosa di più profondo che scava dentro a farvi sobbalzare nella notte con la speranza di svegliarvi lontano dal vostro letto. È attraverso foreste di cedri che raggiungerete i monti dell’Atlante, dove la neve ha il coraggio di cadere a poche ore di viaggio dal deserto del Sahara, ed è qui tra le sue dune che capirete quanto siete grandi e piccoli allo stesso tempo. Quanto le leggi che regolano l’immensamente piccolo dei granelli di sabbia nella grandezza del deserto, siano in fondo le stesse che regolano l’immensamente grande dell’universo.
Attraverso la via delle mille casbah, dove le case color sabbia si nascondono ai vostri occhi, vi troverete nella notte di Marrakech ad ascoltare il canto dei muezzin che chiamano alla preghiera, a chiedervi perché quel suono così spirituale e ammaliante, vi inquieta allo stesso tempo. Sarete sorpresi nel vedere che i minareti, le bancarelle e le genti di place Jemaa’el’fna al tramonto si fondono in un tutt’uno inscindibile.
Ora sapete anche voi che la meta è solo una scusa, un obbiettivo da raggiungere e che forse non importa nemmeno veramente se mai lo raggiungerete, ora avete ben presente che quello che vi attrae fatalmente si chiama tragitto, è lui che vi plasma, vi modella, fa di voi una persona nuova, vi obbliga a guardarvi dentro, a spogliarvi.
Siete pronti per venire con me alla scoperta dell’oriente, nella caotica Bangkok dove ogni vizio è lecito, poi su verso il Laos cavalcheremo la madre di tutte le acque nella ricerca del ritmo lento e dell’essenza pura del viaggio. Infine nelle paludi, tra le rovine di Angkor, e nello sguardo dei bambini cambogiani a strappare l’essenza del sorriso della vita, dove la vita ricorda ancora l’odore dei morti e della follia umana.
Allacciate la cintura e mettetevi comodi, stiamo per partire e il viaggio sarà lungo…… “Nessun vascello c'è che, come un libro, possa portarci in contrade lontane”. Emily Dickinson

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